Nemmeno un buon cervello può tenere il passo con il cuore

Shika/Tema ( One Shot )

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    Ci sono cose che non puoi vedere se non ti avventuri un po' lontano

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    Shikamaru Nara non era mai stato una persona dai grandi interessi.
    Gli pareva di essere perennemente circondato da seccature che gli si presentavano sotto forma di persone, cose ed inconvenienti.
    Lo si trovava spesso sdraiato sull’erba, con le braccia incrociate dietro alla nuca e lo sguardo rivolto alle nuvole. Non che fosse un fannullone o un perditempo, quando c’era bisogno di lui faceva lavorare gli ingranaggi del suo spiccato intelletto ed era in grado di sbrogliare anche le situazioni più difficili. Tutti, al villaggio, sapevano di poter contare su di lui tanto quanto erano a conoscenza del suo essere pigro quando la sua presenza non era richiesta.
    Viveva con suo padre e sua madre in una piccola casa affacciata direttamente sul mare e li aiutava nell’unica attività e per loro fonte di guadagno: la pesca.


    Non che in quel villaggio ci fosse altro di cui poter campare.
    Si accese una sigaretta e la portò tra le labbra, aspirandone un paio di boccate, senza riuscire a trattenere un sospiro infastidito e rassegnato.
    Stava diventando sempre più difficile dormire la notte e questo per lui era una gran bella seccatura. Come lo era il non poter impedire alle gambe di trascinarlo pigramente tra le fronde intricate degli alberi per raggiungere quel luogo, nascosto agli occhi di tutti.
    Shikamaru cercava sempre di tenersi il più possibile lontano da guai anche se spesso erano proprio i guai a trovarlo. Quello in cui si era cacciato ora però era così grande che nemmeno il suo impareggiabile intuito calcolatore riusciva a tirarlo fuori.
    Tutto era iniziato quattro giorni prima, una sera come tante, giù alla spiaggia.

    Era il suo turno di pesca notturna e si stava accingendo a spingere la sua barca verso l’acqua. Era una serata particolarmente tranquilla, il mare calmo, quindi non avrebbe avuto grandi difficoltà a portare a casa una gran quantità di pesce e senza sforzarsi più di tanto.
    Non c’era aria di burrasca o tempeste all’orizzonte, eppure un brivido freddo gli corse lungo la schiena quando un alito di vento improvviso smosse le quiete onde.
    Sembrava un presagio, l’avvertimento di un qualcosa di inaspettato che stava per avvenire.
    Shikamaru si guardò attorno cercando di individuare l’origine della sventura, ma non trovò altro intorno a sé se non alcuni pescatori intenti a riempire le loro barche di reti.
    Tornò anche lui al proprio lavoro e per qualche minuto quella sensazione sembrò svanire. Poi, come colto da improvvisa intuizione, si voltò di scatto guardandosi alle spalle.
    Un fruscio lo aveva spinto a mettersi sulla difensiva ma, nel momento in cui si accorse che si trattava solo di una donna, scrollò svogliatamente le spalle.
    Vestiva in modo diverso dalle ragazze del villaggio che, abitualmente, portavano abiti lunghi quasi fino ai piedi e cappelli di paglia sulla testa. La veste le arrivava appena sotto al ginocchio ed era aperta su di un lato, lasciando così scoperti lembi di pelle della gamba. Anche il modo in cui erano acconciati i suoi capelli era diverso, raccolti in due codini anziché chiusi nella consueta treccia che quasi tutte le donne del villaggio usavano portare.
    Doveva essere straniera, di qualche villaggio vicino.
    “Hey tu! Cos’hai da guardare? Non hai mai visto una donna?”
    Nel sentirsi richiamare con tono severo, Shikamaru si accorse di essere rimasto imbambolato a fissarla e senza alcuna logica ragione.
    Per lui le donne non erano altro che ennesime seccature da cui si era sempre tenuto ben distante e quella che gli stava davanti sembrava esserlo anche più delle altre.
    “Mi hai sentito ragazzino?”
    La donna aveva appoggiato le mani sui fianchi, proprio come sua madre quando da bambino lo rimproverava per qualcosa che aveva o non aveva fatto.
    Ma Shikamaru non aveva alcuna voglia di attaccare briga con quella straniera e si limitò a passarsi una mano dietro al collo, arrendendosi.
    Dopodiché lei aveva incrociato le braccia al petto, aggrottando la fronte, per poi tornare ad ignorarlo e continuare a camminare lungo la spiaggia.
    L’aveva seguita con lo sguardo, dandole mentalmente dell’imprudente a vagare da sola di notte in un posto pieno di pescatori non tutti indifferenti al gentil sesso come lui.
    Da quella sera le sue sventure avevano avuto inizio.



    Il fruscio a lui ormai noto spezzò il flusso dei suoi pensieri.
    Era il quinto giorno che lo faceva, che si era trascinato fino a lì e nascosto tra le piante soltanto per vederla. Non lo avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura e nel caso fosse stato da lei scoperto, era certo che non gliel’avrebbe fatta passare liscia.
    Era una donna pericolosa, una di quelle da cui avrebbe dovuto tenersi a mille miglia di distanza, eppure non riusciva a frenare l’impulso.
    Gli aveva tolto il sonno, rendendolo succube dei propri meri istinti fisici che lo costringevano ad appagare se stesso la notte. Che Shikamaru subisse il fascino di quella donna era evidente, anche se per lui non era altro che un fastidio di cui però non poteva fare a meno.

    Si spostò di qualche passo, silenzioso e rapido.
    Lei si era già spogliata e immersa nelle acque del lago. Se qualcuno si fosse accorto di lui l’avrebbe scambiato per uno di quei giovani spudorati e irriguardosi e all’apparenza avrebbero anche avuto ragione nel farlo. Non era così però, non era solo per guardarla senza veli che tornava lì ogni giorno.

    Era seccante non riuscire a staccare gli occhi da lei, il primo ad irritarsi e a non capire era proprio lui.
    Mai stato troppo attratto dal genere femminile, nonostante al villaggio avesse amiche a cui era affezionato, ora si ritrovava preso da qualcuno e a dover fare i conti con sensazioni che nemmeno il cervello più acuto riusciva ad analizzare e comprendere.
    Già immaginava le reazioni dei suoi amici. Ino che lo rimproverava per non essersi fatto avanti direttamente per poi perdersi in fantasie sue e Choji che gli dava una pacca sulla spalla e gli sciorinava qualche frase saggia.
    Tutto ciò di cui era sicuro e consapevole era di volerla conoscere ed avvicinare, in quale modo ancora la sua mente non glielo aveva suggerito.

    Perché le donne dovevano sempre rendere le cose così difficili?
    Sospirò, sollevando gli occhi verso il lago, ancora indeciso se uscire allo scoperto oppure restare nell’ombra.

    Lei non c’era più.
    Shikamaru, stupito, scrutò con attenzione ogni angolo visibile dal punto in cui si trovava. Non c’erano nemmeno più i suoi vestiti, appoggiati sulla riva.
    Doveva essersi distratto con i pensieri e l’aveva persa di vista.

    Il giovane pescatore si lasciò andare con la schiena a terra, portandosi le mani dietro alla nuca in quel gesto consueto.
    Si sarebbe volentieri fumato una sigaretta se solo ne avesse avuta una a portata di mano.
    Sbuffò, scocciato per la frustrazione.
    Chiuse per un attimo gli occhi, lì nascosto tra gli alberi nemmeno le nuvole riusciva a vedere, e quando li riaprì un’ombra oscura e gigantesca gli apparve davanti.
    Era lei, con i fulmini che parevano scaturire dai suoi occhi smeraldini e un’espressione talmente furente che avrebbe spaventato chiunque.

    Le braccia lungo i fianchi e le mani ben serrate a pugno, non facevano presagire nulla di buono.
    Lo sapeva Shikamaru, che le donne erano solo fonte di guai.

    Si maledisse mentalmente per essere stato tanto stupido e di non aver ascoltato la ragione, che mai sbagliava.
    La ragazza sollevò una gamba, con la chiara intenzione di colpirlo.
    Shikamaru si preparò a parare il colpo e restò sorpreso nel vederla invece aggrottare la fronte ed incrociare le braccia sotto al seno.

    “Per quanto tempo avevi intenzione di rimanere lì nascosto?” domandò accigliata.

    Il ragazzo ancora si passò una mano dietro alla nuca, senza sapere bene come giustificarsi.

    “Guarda che sono appena arrivato e non mi stavo nascondendo…” provò a dire.

    Ma lei lo afferrò bruscamente per la maglia avvicinando il volto al suo.
    Era la prima volta che Shikamaru la vedeva così da vicino, in quel momento era tanto spaventosa quanto bella.
    Rimasero entrambi a guardarsi per qualche breve istante poi lo lasciò andare scostandosi da lui in maniera frettolosa.

    “Pensi che non mi sia accorta di te in questi giorni?” disse, in quella che sembrava più un’affermazione che una domanda.

    E non era solo bella, dimostrava anche una certa dose di intelligenza.
    Shikamaru prese coscienza di essere stato scoperto fin da subito e si chiese, con un certo sconcerto, il motivo per cui non l’aveva smascherato prima.
    Possibile che…?
    Vide le sue guance velarsi di un timido rossore, in contrasto con lo sguardo ancora scontroso e rivolto a lui.

    “Non mi vai a genio ma potrei darti una possibilità di riscattarti!” esclamò, allungando verso di lui la mano.

    Un imbarazzato Shikamaru si alzò in piedi afferrandogliela e stringendola.

    “Temari della Sabbia”

    Il pescatore si disse che era un nome strano ma si guardò bene dal farlo notare, conscio di non poter essere risparmiato per ben due volte consecutive dalla sua ira.

    “E la prossima volta, invece di spiare le donne che fanno il bagno, fai l’uomo e presentati come si deve”.

    Per quanto fastidiosa e arrogante, quella seccatura gli piaceva.
    La colse ad osservarlo di sottecchi, cauta e furtiva, con le mani ancora intrecciate l’una in quella dell’altro.
    Shikamaru non aveva mai pensato di potersi far prendere da qualcosa di tanto illogico come l’amore e non era nemmeno certo che lo fosse davvero.
    Proprio una gran bella rottura, si disse ancora, mentre le sue labbra si piegavano in un lieve ghigno.

    Era certo però che Temari fosse la seccatura meno seccante, in cui gli era mai capito di inciampare prima d’allora.
     
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